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Arnasca d'Argento: quando una comunità tra terre e pietre guarda al futuro tra innovazione e tradizione


  Nell'olivo le nostre radici. Cosi recita l’insegna della Cooperativa Olivicola Arnasco.
"Erano gli anni Novanta e c'era un periodo di siccità terribile – ha ricordato il presidente Luciano Gallizia in una recente intervista a Repubblica alla giornalista Erica Manna -. Così noi che prima vendevamo l'olio all'ingrosso, abbiamo deciso di provare al dettaglio, perché la produzione era stata scarsa. La cooperativa ha iniziato cosi: da una difficoltà, e da un'idea".
Oggi al frantoio locale vengono prodotti dai 100 ai 150 quintali di olio all'anno, attraverso macchinari di ultima generazione.
Ma come mai l'Arnasca esiste solo qui? "Non siamo ancora riusciti a scoprirlo – ha spiegato ancora Gallizia a Repubblica - . Ma è una varietà che esiste esclusivamente all'interno dei vecchi confini della castellania di Cenesi Arnasco e Rivernaro. In dialetto la chiamiamo pinola, perché ha un sapore che ricorda un po' il pinolo, leggermente amarognolo. L'altra particolarità è nel frutto: di solito quando si macina l'oliva la pasta è bianca o gialla. Questa, invece, è rossa. Sembra quasi di pigiare dell'uva".
Quest’arte di coltivare una varietà unica al mondo sarà al centro dell’annuale appuntamento di sabato 4 settembre dell’Arnasca d’Argento che tra convegno, premi, spettacolo (quest’anno ci sarà Pino Petruzzelli con “Vita nei boschi”) e prove di assaggio, farà riscoprire ancora una volta i segreti di questa comunità legata alle sue origini con i tesori del passato che indicano le vie  del futuro.
Scarica il programma completo. 


file/documenti
2096_arnasca.pdf


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