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Legge delega Florovivaismo, Roggerone: “Per la Liguria molto importante”


"E` una legge che stiamo aspettando da molto tempo e per la Liguria è molto importante visto che il florovivaismo è il settore principale della nostra agricoltura”.  Commenta così Stefano Roggerone, presidente CIA Liguria, intervistato dall’Agenzia Dire sul via libera alla Camera della legge delega sul florovivaismo.
 
 
“Siamo molto contenti e, visto che alla Camera è stato votato pressoché all’unanimità, ci sono tutti i presupposti affinché l’iter si completi in Senato. Certo, poi serviranno i decreti attuativi e le risorse economiche, altrimenti rischiamo di avere una corniche senza contenuto". 
"Avevamo chiesto di avere un ufficio dedicato al ministero e ci sarà - sottolinea Roggerone - per noi è un aspetto molto importante avere un interlocutore che sia un punto di riferimento e non qualcuno che di volta in volta venga prestato al settore". 
 
Tra gli aspetti positivi, il presidente di Cia Liguria cita anche "la grande concertazione che c’è stata prima di arrivare all’approvazione della legge".   
 
Poi, si sofferma sulla centralità del florovivaismo nell’economia regionale. "Se l’agricoltura ligure ha una valenza nazionale, lo deve proprio al florovivaismo. Siamo secondi in Italia sono perché ci sono i grandi vivai toscani, ma per i fiori siamo primissimi". 
Attenzione, però, a non sedersi sugli allori. "Il settore dei fiori e delle piante ha bisogno di grande innovazione, bisogna avere il coraggio di essere sempre all’avanguardia perché è quello che chiede il mercato- spiega Roggerone - è un po’ come la moda: le aziende devono essere molto dinamiche. Dopo qualche anno i prodotti cambiano così come le richiede del mercato". 
 
Ad esempio, prosegue, "fino a qualche anno fa a Sanremo le rose erano il fiore all’occhiello della produzione. Poi si è iniziate a coltivarle altrove, con prezzi bassissimi. Allora, come fiore reciso si è passati al ranuncolo, che ora è l’assoluto protagonista. Ma adesso dobbiamo già essere in grado di intercettare e coltivare quella che sarà la richiesta del mercato tra dieci anni". 
Insomma, sintetizza, "dobbiamo essere sempre i primi". E per riuscirci, conclude, "bisogna fare tanta ricerca, parola che in Italia purtroppo è difficile da pronunciare perché se ne fa molto poca". 



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