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IMU. Gli agricoltori minacciano di non pagare entro la scadenza


Sul pagamento dell’IMU, gli agricoltori non ci  stanno. E nel rispetto delle norme stanno valutando di non pagare il tributo entro la scadenza prevista.
“ Lo Statuto del Contribuente parla chiaro – spiega  Aldo Alberto, presidente regionale della Confederazione italiana Agricoltori -. Un provvedimento che definisce un tributo deve essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale sessanta  giorni prima di un’eventuale scadenza. Qui si sta invece parlando di un decreto di revisione delle aree di esenzione Imu per i terreni  agricoli a nemmeno due settimane dalla data del16 dicembre. Stiamo valutando di prenderci il  tempo che la legge concede per fare le cose per bene e non pasticci come invece sta facendo il Governo.
Ad oggi, martedì 3 dicembre 2014 ed a quanto risulta  il decreto citato non è stato ancora approvato. È quindi evidente che il decreto arriverà a ridosso della scadenza dei termini di pagamento obbligando i proprietari dei terreni a pagare in un’unica soluzione (a differenza di quanto prevede ad oggi la legislazione sull’Imu),  in tempi strettissimi ed in palese violazione dello «Statuto del contribuente» che vieta di prevedere adempimenti a carico dei contribuenti prima di 60 giorni dalla entrata in vigore di provvedimenti di attuazione di nuove leggi”.
Per i Comuni non ci sarebbero neppure i tempi tecnici per modulare le aliquote. Questo significherebbe che tutti gli agricoltori andrebbero a pagare l’aliquota più alta.
“ Gran parte della maggiore imposta Imu– osserva Ivano Moscamora,  direttore regionale CIA – ricadrebbe sugli agricoltori, con importi in molti casi  di alcune migliaia di euro, in una condizione di forte criticità  per il settore ed in particolare per coloro che sono stati colpiti da avversità  atmosferiche e che rischiano di dover corrispondere l’Imu anche su terreni agricoli colpiti da calamità  naturali.
Un esempio? Nella zona di Albenga e Ceriale  duramente colpite dalle alluvioni - da una nostra sommaria stima - il tributo peserebbe sulle aziende per oltre un milione e mezzo”.
E le altre zone dell’entroterra ligure non stanno meglio.
“ Al Governo - conclude Aldo Alberto  - avevamo chiesto la sospensione dei tributi ed il rinvio per favorire la ripresa  nelle zone colpite dalle calamità.  Se questa è la risposta credo faremo costretti a mettere in campo azioni che non avremmo mai voluto utilizzare, ma che sono indispensabili a tutelare  la stessa sopravvivenza delle nostre imprese”. 



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