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Viticoltura nel Savonese. Tra siccità e difficoltà logistiche, il comparto mantiene qualità e quote di mercato all’estero


 Sul Secolo XIX un articolo di Stefano Franchi sottolinea la crescita del settore vitivinicolo nel savonese malgrado le difficoltà territoriali.
«Il lavoro del viticoltore ligure è molto diverso da quello dei colleghi piemontesi, veneti o lombardi, tanto per citarne alcuni — spiega Laura Oliveri, presidente di Donne in Campo Cia Liguria, titolare assieme al marito Antonio Basso della Cantina Durin di Ortovero — Tutti i passaggi, dalla manutenzione alla raccolta dell'uva, avvengono ancora come un tempo, eseguiti a mano. Inoltre la maturazione delle uve per la vendemmia non avviene in maniera uniforme. In diversi casi, quando un terreno occupa un intero lato di una collina, la parte superiore delle viti, più esposta al sole, ha uve pronte per essere raccolte mentre quelle più in basso necessitano ancora di qualche settimana di maturazione. Questo incide sui tempi e i costi della raccolta».
La vendemmia quest'anno ha scontato gli effetti della siccità. Ma i dati continuano ad essere positivi.
«Le nostre uve si sono rivelate più forti del clima, ma registriamo un calo nella produzione attorno al 25% nella provincia savonese — spiega Mirco Mastroianni, responsabile del settore vitivinicolo Cia Liguria-. All'inizio erano molte le preoccupa zioni da parte di imprese e produttori a causa della siccità prolungata, delle ondate improvvise di maltempo, attacchi parassitari, senza contare le incursioni di cinghiali e della fauna selvatica. Tuttavia Pigato e Vermentino, ma anche Rossese e Granaccia, così come la Lumassina dei viticoltori ingauni e savonesi, hanno mantenuto inalterata la qualità, un simbolo del nostro territorio apprezzato ovunque. Un dato significativo e davvero incoraggiante riguarda le vendite e la commercializzazione dei vini. I primi indicatori evidenziano un andamento positivo anche dell'export, senza contare la presenza sempre maggiore del settore enologico nelle proposte turistiche».
Leggi tutto l’articolo sul Secolo XIX di lunedì 10 ottobre



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